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È sentore frequente e comune la percezione di inadeguatezza numerica della composizione delle equipe di professionisti sanitari operanti nelle strutture sanitarie, siano esse pubbliche o private, grandi o piccole. Percezione ancora più acuita quando, alla fatica fisica e mentale, si somma il disagio morale dell’inefficacia e dell’inefficienza del proprio agire, rispetto ai reali bisogni delle persone assistite.

Sicuramente la congiuntura storico-economica non favorisce voli pindarici rispetto ad ideali organizzazioni funzionali, ma quanto costa in termini reali il contenzioso che si genera per errori evitabili a livello di riorganizzazione possibile? Qual è il limite di sicurezza accettabile e sostenibile per poter erogare assistenza infermieristica sicura e di qualità?

Molti ricercatori si sono interrogati per definire un cut off di sicurezza, che tenga conto della complessità clinico-assistenziale della persona e che non tralasci l’efficienza del sistema organizzativo.

Teniamo presente che il modello storico italiano si basa ancora sul turn over del posto letto, poco considerando le variabili intrinseche alle persone degenti e alla necessità di rivedere i modelli organizzativi che popolano le piante organiche delle nostre strutture sanitarie.

A questo si aggiunge l’evoluzione professionale dell’infermiere, da ormai un ventennio professionista sanitario autonomo, co-protagonista della cura, globalmente intesa, e depositario univoco della disciplina infermieristica. Su questo aspetto stride l’insufficienza evolutiva sistemica che genera ancora modelli obsoleti e stantii, dove l’infermiere riveste ancora il saio del factotum in ordine ad una dimensione organizzativa cieca alle evidenze. Ma quanto aumenta il rischio clinico per la persona assistita con queste modalità? Quanto è rischioso eludere la ricerca del migliore skill mix, inteso come composizione del team assistenziale, rispetto alla complessità di “quella” determinata Unità operativa in “quella” determinata giornata, con “quella” definita complessità assistenziale/intensità di cura?

Pratica Medica & Aspetti Legali 2017; 11(1): 11-15

https://doi.org/10.7175/pmeal.v11i1.1292